Caro papà, ti scrivo per tutte le volte che ci hai insegnato a vivere, per quelle in cui ci hai permesso di guardare in faccia la realtà e per quelle in cui ci hai sostenuto lasciandoci liberi di imparare a volare. Ci hai dato ali e radici, libertà e stabilità, ci hai insegnato l’amore per il nostro lavoro e ci hai trasmesso l’onestà di onorarlo ogni giorno, senza paura né rimpianti. Ci hai donato il senso della famiglia, una unione che ci sostiene ogni momento, soprattutto in questo così tragico in cui tu non ci sei più. Ci hai insegnato la gratitudine ed il sacrificio, la gioia dei doni che la vita regala, la forza di affrontare le difficoltà, la pazienza, la determinazione.
La tua scomparsa lascia un profondo ed incolmabile dolore in noi ma quello stesso dolore è rischiarato dall’orgoglio di averti avuto nella nostra vita e che ci sostiene nel cammino lastricato dai tuoi grandi insegnamenti.
Ti dedichiamo queste poche parole in cui vediamo riassunta tutta la grandezza del tuo essere.
Ciao papà…
Se mi tornassi questa sera accanto
lungo la via dove scende l’ombra
azzurra già che sembra primavera,
per dirti quanto è buio il mondo e come
ai nostri sogni in libertà s’accenda
di speranze di poveri di cielo,
io troverei un pianto da bambino
e gli occhi aperti di sorriso, neri
neri come le rondini del mare.
Mi basterebbe che tu fossi vivo,
un uomo vivo col tuo cuore è un sogno.
Ora alla terra è un’ombra la memoria
della tua voce che diceva ai figli:
“Com’è bella la notte e com’è buona
ad amarci così con l’aria in piena
fin dentro al sonno”. Tu vedevi il mondo
nel novilunio sporgere a quel cielo,
gli uomini incamminati verso l’alba.
Alfonso Gatti “A mio padre”