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Perché il clima è così importante nella viticoltura di qualità?

Il vino non esiste in natura: non è semplice succo d’uva. Un Conegliano Valdobbiadene Docg è il risultato di una molteplicità di fattori che dipendono dall’esperienza, dall’intelligenza e dalle competenze di chi lo produce. La vite, da sola, non basta. Tuttavia sono necessari alcuni requisiti ambientali, senza i quali il vino non si può neppure ipotizzare. Tra questi, due sono fondamentali: le condizioni climatiche e la tipologia del terreno

Ci vogliono delle caratteristiche geografiche un po’ particolari…

Le principali zone vinicole si situano tra i 30° e i 50° di latitudine, con temperature medie annuali che si assestano tra i 10° e i 20° e che garantiscono un clima temperato. Nell’emisfero boreale questo corrisponde a buona parte dell’Europa, dell’Africa settentrionale e della California; in quello australe all’America Latina, al Sud Africa e a parte dell’Oceania meridionale.

All’interno di questa ampia fascia territoriale, l’altitudine in cui vengono disposti i vigneti gioca un ruolo essenziale a livello qualitativo: la zona del Conegliano Valdobbiadene Docg ad esempio si sviluppa tra i 100 e i 500 metri slm con pendenze anche vertiginose, note agli appassionati come Rive, insieme al Cartizze, autentici cru della denominazione.

L’inclinazione del suolo in collina infatti facilita un miglior drenaggio del terreno e comporta una maggiore esposizione ai raggi solari delle piante, favorendone così la funzione vegetativa e la maturazione dei frutti. Le colline della nostra Docg si estendono da est a ovest, con i vigneti che, protetti a nord dalle montagne, guardano a sud potendo così godere di una più lunga ed intensa insolazione.

L’importanza dell’esposizione solare e delle precipitazioni.

Nonostante la vite sia una pianta molto resistente, capace di adattarsi a climi difficili, per produrre vini di qualità servono temperature in generale non inferiori ai 10°C (sotto i quali la vite non vegeta), con una media di 19-20°C in estate e -1° in inverno.

Nel corso dell’anno la vite deve avvalersi di un’esposizione solare compresa tra le le 1300 e le 1500 ore: più l’andamento stagionale sarà uniforme, maggiore sarà costante e progressiva la maturazione dei grappoli. Il risultato saranno vini equilibrati e ricchi di profumi.

E la pioggia? La sua importanza è determinante: serve a garantire umidità al terreno e un armonico sviluppo della vite. Il livello complessivo di precipitazioni dovrebbe assestarsi sui 700 millilitri d’acqua annui, auspicabilmente concentrati in inverno e in primavera. La pioggia eccessiva in periodi diversi può compromettere il buon esito dell’annata, soprattutto se cade nel periodo della fioritura e della vendemmia (col rischio di innescare processi di marcescenza dei grappoli).

Tutto si gioca a livello di microclima.

Quando parliamo di microclima ci riferiamo a delle condizioni climatiche molto specifiche che riguardano il terreno fino a due metri d’altezza dal suolo. Le pratiche colturali (inerbimento del terreno, distanze di impianto, forme di allevamento, criteri di potatura) contribuiscono a modificarlo almeno in parte secondo le aspettative e le necessità del produttore. Un esempio classico riguarda il fogliame: se troppo rigoglioso, o troppo fitto, può togliere luce alle piante compromettendone la giusta maturazione. La soluzione sarà una potatura mirata e controllata.

Ci sono annate e annate.

Non tutte le annate si equivalgono: le caratteristiche climatiche possono variare anche sensibilmente e dare vini diversi. Troppa pioggia o troppo poca, improvvise gelate in periodo di germogliamento, eccessivo calore, umidità oltre le medie stagionali… Le variabili sono un’infinità.

Per quanto sofisticate siano diventate le tecniche in cantina, nessun intervento ex post può fare miracoli in caso di stagioni particolarmente sfavorevoli: come estreme conseguenze si arriverà ad una riduzione del quantitativo di vino da immettere nel mercato o al declassamento di parte del prodotto, secondo quanto previsto dal disciplinare.

Me se l’andamento stagionale è stato almeno accettabile, l’appassionato avrà modo di confrontare le differenze tra una vendemmia e l’altra, coglierne le diverse sfumature, valutarne il diverso spettro sensoriale e in questo troverà motivi di grande soddisfazione.

Stessi vini, stessi terroir, ma diversi millesimi: è lì che si apre un mondo! Ed è lì che troviamo una delle componenti irrinunciabili del piacere, e soprattuto della passione, del buon bere. Parola di produttore.